Palermo 30 aprile 225 – A Palermo il 12 aprile sciopererà per l’intera giornata tutto il personale docente dell’Università, precario e non.
Sulla scorta dello sciopero proclamato a livello nazionale dalla Flc Cgil, contro le politiche sul precariato universitario e il finanziamento degli atenei portate avanti dall’attuale governo, a Palermo l’astensione dal lavoro riguarderà non solo il personale a tempo determinato, ovvero ricercatori, assegnisti di ricerca e i rapporti di lavoro a termine presenti all’Università, ma si è deciso di estendere lo sciopero anche al personale docente strutturato a tempo indeterminato.
La decisione, presa oggi, è stata comunicata alla commissione di garanzia, alla presidenza del consiglio dei ministri, al rettore e al ministero dell’Università e Ricerca.
L’idea è di realizzare un fronte unico tra lavoratori, per una battaglia dall’obiettivo comune: condizioni di lavoro migliori per tutti.
“Con la proclamazione dello sciopero allargato a livello locale anche ai docenti a tempo indeterminato, auspichiamo che anche chi ha un rapporto di lavoro strutturato solidarizzi con i colleghi precari, facendo proprie le loro ragioni e unendosi in una lotta comune – dichiara il segretario generale Flc Cgil Palermo Fabio Cirino – Solo attraverso la partecipazione e il coinvolgimento in prima persona dei lavoratori che godono di una situazione più stabile, al fianco di chi sta peggio e soffre per le condizioni di precarietà lavorativa, si possono rafforzare e migliorare le condizioni di tutti i lavoratori, a garanzia di un lavoro stabile e dignitoso”.
Con lo sciopero, tra le altre cose, la Flc Cgil nazionale chiede il blocco di tutte le iniziative legislative finalizzate ad introdurre altre figure a termine nel cosiddetto pre-ruolo universitario, tipiche o atipiche (oltre al Contratto di Ricerca previsto dalla legge 29 giugno 2022). Tra le altre rivendicazioni: la realizzazione di un piano straordinario di allargamento degli organici e di stabilizzazione dell’attuale personale precario che porti a bandire almeno 40 mila posizioni negli atenei statali, l’estensione al sistema universitario dei meccanismi di stabilizzazione previsti all’art. 20 del Decreto Lgs. del 25 maggio 2017(superamento del precariato nelle pubbliche amministrazioni).
Sulla scorta dello sciopero proclamato a livello nazionale dalla Flc Cgil, contro le politiche sul precariato universitario e il finanziamento degli atenei portate avanti dall’attuale governo, a Palermo l’astensione dal lavoro riguarderà non solo il personale a tempo determinato, ovvero ricercatori, assegnisti di ricerca e i rapporti di lavoro a termine presenti all’Università, ma si è deciso di estendere lo sciopero anche al personale docente strutturato a tempo indeterminato.
La decisione, presa oggi, è stata comunicata alla commissione di garanzia, alla presidenza del consiglio dei ministri, al rettore e al ministero dell’Università e Ricerca.
L’idea è di realizzare un fronte unico tra lavoratori, per una battaglia dall’obiettivo comune: condizioni di lavoro migliori per tutti.
“Con la proclamazione dello sciopero allargato a livello locale anche ai docenti a tempo indeterminato, auspichiamo che anche chi ha un rapporto di lavoro strutturato solidarizzi con i colleghi precari, facendo proprie le loro ragioni e unendosi in una lotta comune – dichiara il segretario generale Flc Cgil Palermo Fabio Cirino – Solo attraverso la partecipazione e il coinvolgimento in prima persona dei lavoratori che godono di una situazione più stabile, al fianco di chi sta peggio e soffre per le condizioni di precarietà lavorativa, si possono rafforzare e migliorare le condizioni di tutti i lavoratori, a garanzia di un lavoro stabile e dignitoso”.
Con lo sciopero, tra le altre cose, la Flc Cgil nazionale chiede il blocco di tutte le iniziative legislative finalizzate ad introdurre altre figure a termine nel cosiddetto pre-ruolo universitario, tipiche o atipiche (oltre al Contratto di Ricerca previsto dalla legge 29 giugno 2022). Tra le altre rivendicazioni: la realizzazione di un piano straordinario di allargamento degli organici e di stabilizzazione dell’attuale personale precario che porti a bandire almeno 40 mila posizioni negli atenei statali, l’estensione al sistema universitario dei meccanismi di stabilizzazione previsti all’art. 20 del Decreto Lgs. del 25 maggio 2017(superamento del precariato nelle pubbliche amministrazioni).
E ancora 75 assunzioni a tempo indeterminato dei ricercatori a tempo determinato in essere; concorsi riservati per il personale titolare di contratti Rtda o AdR con almeno 36 mesi di attività, per una quota complessivamente non superiore a due terzi delle posizioni previste dal piano straordinario; l’aumento di almeno 5 miliardi di euro nei prossimi cinque anni del Fondo di Finanziamento Ordinario, per riallineare le risorse del sistema universitario pubblico a quello degli altri paesi europei, finanziare il Piano Straordinario di allargamento degli organici e stabilizzazione del precariato e per il radicale abbattimento delle tasse e dei contributi universitari.
Il rifinanziamento della quota base del FFO si chiede anche per garantire l’adeguata rivalutazione degli stipendi del personale e il superamento di ogni tetto del fondo del salario accessorio.
E anche per il contrasto di ogni politica di riarmo, in una stagione di ripresa dei conflitti internazionali. Nella piattaforma della Flc Cgil c’è un no deciso al piano RearmEU, all’aumento delle spese militari al 2 per cento e oltre, all’estensione delle prerogative su collaborazione, raccolta di dati e informazioni delle agenzie di sicurezza con università ed enti di ricerca. E ancora no “alla realizzazione di iniziative volte a sostenere, estendere e sviluppare la ricerca militare negli atenei e nei centri di ricerca del paese”.
Il rifinanziamento della quota base del FFO si chiede anche per garantire l’adeguata rivalutazione degli stipendi del personale e il superamento di ogni tetto del fondo del salario accessorio.
E anche per il contrasto di ogni politica di riarmo, in una stagione di ripresa dei conflitti internazionali. Nella piattaforma della Flc Cgil c’è un no deciso al piano RearmEU, all’aumento delle spese militari al 2 per cento e oltre, all’estensione delle prerogative su collaborazione, raccolta di dati e informazioni delle agenzie di sicurezza con università ed enti di ricerca. E ancora no “alla realizzazione di iniziative volte a sostenere, estendere e sviluppare la ricerca militare negli atenei e nei centri di ricerca del paese”.