Palermo 24 maggio 2017 – Votato ieri ad Almaviva Palermo, con un referendum al quale ha partecipato la stragrande maggioranza dei lavoratori, un’ipotesi di accordo, valido per i prossimi tre anni, che evita i licenziamenti annunciati e garantisce ai lavoratori la continuità e il consolidamento dell’occupazione. Oltre a prospettare il rilancio del settore. L’ipotesi ora dovrà essere ratificata al ministero dello Sviluppo economico, alla presenza di Regione Comune.
Il referendum, al quale hanno partecipato 2.227 votanti su 2.800 lavoratori, ha raggiunto l’82 per cento dei sì. A fronte di un anno di “sacrifici”, come la cassa integrazione straordinaria che andrà a decrescere fino ad azzerarsi entro un anno, ai lavoratori del call center viene prospettato un percorso con l’introduzione di elementi profondamente nuovi come, per la prima volta, un contratto di 2° livello e l’anticipazione della cassa integrazione, cento postazioni di formation technology e la possibilità dell’accesso a un fondo previsto dalla Regione di 15 milioni per la formazione.
“Il referendum appena svolto è stata la prova di una grande partecipazione consapevole da parte dei lavoratori del call-center Almaviva, chiamati a decidere su fatti che riguardano la loro stessa vita – dichiarano il segretario generale Cgil Palermo Enzo Campo e il segretario generale Slc Cgil Palermo Maurizio Rosso – E’ questo il metodo corretto di procedere ed è positiva la grande partecipazione dei lavoratori, pur consapevoli delle difficilissima situazione del mondo del lavoro, dove a pagare è sempre quella parte debole, che la Cgil rappresenta, che vive in condizioni di marginalità dal punto di vista economico. Lavoratori che vivono sotto la pressione della perdita di commesse, delle delocalizzazioni selvagge, degli appalti al massimo ribasso, dei tagli al costo del lavoro. E tutto questo nell’assenza di una politica industriale seria da parte dei governi nazionali, regionale e degli enti locali e della concorrenza nel settore”.
L’accordo mette fine ai licenziamenti. “Nel Mezzogiorno, in Sicilia, a Palermo non possiamo permetterci né licenziamenti né il conflitto – aggiungono Enzo Campo e Maurizio Rosso – In questo contesto così complesso, la Cgil e l’Slc Cgil, rispetto alle richieste fatte dall’azienda in altre sedi, come Napoli, hanno lavorato per far sì che a Palermo i danni fossero di gran lunga minori. cercando di far ricadere sui lavoratori il minor numero di danni possibile. Non avremmo sopportato di dover ridurre degli istituti contrattuali ai lavoratori. Sicuramente abbiamo evitato i licenziamenti, sapendo che tanti problemi rimangono aperti e che sarà necessaria rilanciare la vertenzialità a livello confederale unitario e assieme alle categorie”.
A giugno, alla scadenza della Fis, per i lavoratori scatterà una cig straordinaria fino al maggio 2018, all’inizio al 35 per cento, che andrà decrescendo negli ultimi tre mesi al 15 per cento, fino all’azzeramento. L’azienda non aveva mai anticipato gli ammortizzatori sociali: con questo accordo anticiperà un anno di cigs. Per un anno ci sarà anche il taglio di 4 scatti di anzianità e il congelamento di un solo anno di Tfr. L’accordo di Napoli ha previsto invece il taglio di tutti gli scatti e il congelamento di tre anni di Tfr. A fronte di tutto questo, l’azienda inoltre riconoscerà 500 euro di buoni welfare all’anno che ridurranno le perdite. Solo la metà dei lavoratori perderà dai 125 euro per i part-time a 6 ore alle 300 euro dei full time.
Nell’accordo è stata introdotta per la prima volta la costituzione di una commissione paritetica, tra azienda e sindacati, per trovare le modalità di restituzione del congelamento del Tfr e degli scatti. “Si costruisce per la prima volta il contratto di secondo livello che introduce elementi di ritorno economico legati agli incrementi di produttività, al multiskilling, ovvero alla possibilità di operare produttivamente su più fronti e più piattaforme – proseguono Campo e Rosso – Ed è positivo che, rispetto al protocollo Gentiloni firmato con i 13 committenti, con l’impegno di fare restare in Italia l’80 per cento dell’attività dei call center, il ministro dell’Industria provi a mettere regole condivise per dare uno stop ai ribassi al di sotto dei limiti contrattuali”. “Adesso – proseguono Rosso e Campo – ci aspettiamo dall’azienda un impegno concreto per riqualificare e specializzare il personale attraverso la formation technology, essendo convinti che il settore dei servizi avrà sempre più avanti: al momento col settore dei call center ci troviamo solo alla periferia dell’industria 4.0. Occorrono investimenti e sviluppo per creare occupazione. Il futuro è nei servizi”.