INCONTRO FINCANTIERI-SINDACATI: IL CANTIERE DI PALERMO PERDE IN TERMINI DI EFFICIENZA E DI PRODUTTIVITA’. “DA DUE ANNI DENUNCIAMO IL FALLIMENTO GESTIONALE. LA COLPA NON E’ DEI LAVORATORI”.
Palermo 22 dicembre 2016 – Dopo l’allarme lanciato dalla Fiom nei giorni scorsi sul rendimento e sull’efficienza del Cantiere Navale, in particolare dell’officina di prefabbricazione, cuore dello stabilimento, Fincantieri ha convocato in Confindustria le segreterie provinciali e le Rsu di Fiom, Fim e Uilm. Erano presenti il dirigente nazionale di Fincantieri, il direttore dello stabilimento e il capo del personale.
Motivo della convocazione: un confronto sulle condizioni dello stabilimento e sulla produttività. Fincantieri ha comunicato ai sindacati che il Cantiere è in fallimento: “perde continuamente efficienza”. Nel 2016 il Cantiere non solo non recupera ma peggiora rispetto agli standard nazionali: le ore necessarie per lo svolgimento delle attività sono state incrementate del 20 per cento. I lavori al troncone 62/44 sarebbero già in forte ritardo e questo potrebbe pregiudicare il completamento e l’invio dell’opera a Marghera entro maggio. Per il 2017 è stato prospettato un tetto massimo di 700 mila ore per realizzare due tronconi di nave, uno da spedire ad Ancona, l’altro destinato al cantiere di Marghera.
“Fincantieri, in sostanza, ha fatto capire che potrebbe non assegnare più lavori al Cantiere di Palermo – dichiarano il segretario Fiom Cgil Palermo Angela Biondi e Francesco Foti Rsu Fiom – Non c’è stata un’autocritica del fallimento gestionale e delle disfunzioni che noi contestiamo da quando questa dirigenza, circa due anni fa, ha preso il comando dello stabilimento. Sono stati invece tirati in ballo i diritti dei lavoratori. Ai rappresentanti di lista al referendum del 4 dicembre volevano negare il riposo compensativo. Dopo la nostra nota il riposo è stato riconosciuto. E ci hanno comunicato che intendono indagare sui lavoratori che usufruiscono della 104, per controllare se la legge è applicata in maniera corretta. Siamo esterrefatti”.
Le colpe del “fallimento”, dichiara la Fiom, non possono essere scaricate sui lavoratori, gli stessi che da più di 20 anni lavorano in modo puntuale, ottenendo risultati di qualità. “Basta guardare i dati degli anni scorsi, dove lo stabilimento era considerato uno dei migliori: tutte le lavorazioni assegnate al nostro cantiere sono sempre state ultimate rispettando i tempi e gli standard di qualità. Il fallimento di cui oggi si parla – aggiungono Biondi e Foti – è il risultato di una azienda che non ha voluto mai confrontarsi e che anzi ha innescato una battaglia contro il sindacato. Oggi emerge il deficit gestionale che abbiamo sempre segnalato. E non si può scaricare la colpa sui lavoratori, come hanno cercato di fare, senza riuscirci in questi anni, con più di 300 lettere di contestazione, o cercando di togliere i diritti sia a gli operai diretti che ai lavoratori dell’indotto”.
Per la Fiom, come è stato evidenziato a Fincantieri nazionale, non è giusto che il lavoro assegnato a Palermo sia solo “lavoro povero”. “Continuiamo a essere considerati un cantiere di serie C – aggiunge Francesco Foti – La nostra missione produttiva non può essere solo quella delle riparazioni: è necessaria la costruzione di una nave intera per saturare lo stabilimento di Palermo. Servono, secondo gli accordi siglati negli anni scorsi in Prefettura, 1 milione di ore di nuova costruzione e almeno 450 mila di lavorazione e trasformazione. Le ore assegnate per il 2017 basteranno a malapena a garantire gli operai diretti di Fincantieri. I lavoratori dell’indotto, non solo di Palermo ma dell’intera regione, sono e saranno sempre più costretti ad andare a lavorare nei cantieri del Nord. E’ inammissibile – prosegue Foti – che Fincantieri tenga fuori dal ciclo produttivo solo il Cantiere di Palermo mentre assegna missioni produttive e carichi di lavoro in tutti gli altri stabilimenti italiani”.
Uno dei casi che ha visto il sindacato salire sulle barricate nel 2016 è stata la vertenza per la mensa: unilateralmente, l’azienda ha deciso di chiudere le cucine e fornire agli operai pranzi/cene risultati di “qualità scadente”. E allo stesso tempo sono stati messi alla porta i 12 dipendenti che da anni lavoravano all’interno dello stabilimento, in quanto la Cot Ristorazione, la ditta appaltatrice, in violazione del contratto di categoria, non ha riassorbito i lavoratori. E su questo sia la Fiom che la Filcams, dopo tanti scioperi fatti, hanno avviato le cause legali nei confronti della stessa Cot.