Palermo 19 aprile 2024 – “Non può rimanere nel silenzio un dramma come questo. Storie come quella vissuta dai familiari di Giovanni Gnoffo e dalle famiglie delle vittime del lavoro, che a Palermo sono state tante negli ultimi mesi, non possono rimanere senza risposte”.
Il segretario della Fillea Cgil Palermo Piero Ceraulo è sotto la pioggia sferzante davanti al cantiere dove il 19 ottobre ha perso la vita Giovanni Gnoffo, per un sit-in di denuncia e di ricordo organizzato dal sindacati degli edili per rimarcare che a 6 mesi dalla morte dell’operaio ancora il processo è fermo, non è stata fatta giustizia, non si conosce la verità sui motivi per i quali “come un giocattolo” il braccio meccanico della gru si sia staccato precipitando sull’operaio che stava sotto.
La Fillea ha portato il suo striscione “#bastamortisullavoro” di tante battaglie e nel cancello sono appese due lettere sul “vuoto e sull’assenza” del padre di famiglia che la sera non è più tornato a casa e un cartello in cui in cui si dice “Possa il senso di colpa non darvi pace”.
La moglie di Giovanni Gnoffo, con due dei tre figli e gli amici dei figli, i genitori e la sorella dell’operaio, stanno uniti in un dolore composto, accusano e puntano il dito sui silenzi di chi, in città e tra le istituzioni, non ha mai pensato a chiedere alla famiglia se avesse bisogno di un aiuto morale, psicologico, economico. Per la prima volta dopo 6 mesi parlano e denunciano.
“E’ un momento di forte carica emotiva per tutti. Oggi come Fillea Cgil, anche assieme alle altre categorie del sindacato e ai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (Rlst), siamo qui vicini alla famiglia, che abbiamo deciso di sostenere con la nostra presenza perché non si può rimanere nel silenzio e senza risposte sulle ragioni di una morte sul lavoro – dice Piero Ceraulo – Per cui abbiamo deciso di costituire un comitato per vittime sul lavoro, provando a costruire una rete di solidarietà attraverso la quale si possa interloquire con le istituzioni e chiedere quelle risposte che ancora non arrivano rispetto a un tema, quello delle morti sul lavoro, che ci consegna giornalmente e tristemente un quadro davvero allarmante. Siamo pronti a scrivere al prefetto, con il quale auspichiamo una collaborazione, che veda la riapertura di quel tavolo permanente che chiedemmo e ottenemmo qualche anno fa su salute e sicurezza nei cantieri edili, che per noi diventa strategico”.
Alle spalle del sit-in, il cantiere sotto sequestro. La costruzione del supermercato era appena agli inizi, alle fondamenta. Gnoffo lavorava lì da meno di un mese. “E’ tutto , immobile, anche il mezzo meccanico, col braccio precipitato, la causa della tragedia, sta in mezzo al terreno. Un cantiere fantasma dove il tempo si è fermato e dove, in mezzo alle intemperie e a possibili azioni vandaliche, le tracce che dovrebbero servire a ricostruire la dinamica dei fatti potrebbero già essersi alterate”.
Una delle note positive della giornata, è la comunicazione da parte della Cassa Edile che ha manifestato la volontà di aiutare non solo la famiglia di Gnoffo ma tutti i figli di vittime di infortuni sul lavoro. “Questo sarà tradotto con un aiuto che garantirà il diritto allo studio dei figli di Gnoffo – aggiunge Ceraulo – che ha perso la vita in un cantiere edile, a testimoniare il ruolo dell’ente bilaterale costruzioni, che da sempre si trova al fianco dei lavoratori e delle imprese”.