Memoria, Raia e Intili: i due dirigenti sindacali uccisi dalla mafia saranno ricordati il primo domani a Casteldaccia e il secondo lunedì 7 a Caccamo
Palermo 4 agosto 2017 – La Cgil Palermo ricorda due sindacalisti uccisi dalla mafia, domani Andrea Raia, segretario della Camera del Lavoro di Casteldaccia, ucciso il 5 agosto di 73 anni fa. E lunedì 7 Filippo Intili, dirigente della Camera del Lavoro di Caccamo, ucciso il 7 agosto del 1952. Altre due ricorrenze nel lungo calendario della memoria della Cgil, che ricorda ogni anno i suoi dirigenti assassinati.
Per Andrea Raia, alle 10 di domani ci sarà la deposizione dei fiori al cimitero comunale. Prenderanno la parola Dino Paternostro, responsabile legalità Cgil Palermo, il sindaco di Casteldaccia Fabio Spatafora e i familiari di Andrea Raia. Conclude Alessia Gatto, della segreteria Cgil Palermo.
Il 7 agosto, per la commemorazione di Filippo Intili, alle ore 10,30 deposizione di una corona di fiori al cimitero comunale. Introduce Dino Paternostro. Intervengono il sindaco di Caccamo Nicasio Di Cola, Carmelo Rossella, dirigente Cgil di Caccamo e Salvatore Intili, nipote della vittima. Conclude Calogero Guzzetta, della segreteria Cgil Palermo.
“Il nostro doveroso percorso della memoria continua. Con Andrea Raia e Filippo Intili – dicono Dino Paternostro, Alessia Gatto e Calogero Guzzetta – ricorderemo due dirigenti sindacali che, nel lungo dopoguerra siciliano, hanno lottato per i diritti e la libertà degli ultimi, degli sfruttati, e contro il padronato agrario e i gabelloti mafiosi. Sono due esempi che indichiamo alle future generazioni, per riaffermare ancora oggi la necessità di lottare per il lavoro e lo sviluppo, per i diritti e la libertà”.
Andrea Raia. Quello di Raia fu il primo delitto di mafia avvenuto nel secondo dopoguerra in Sicilia. Il sindacalista era membro per conto del Pci del Comitato di controllo dei “Granai del popolo” e gli venne affidato l’incarico di distribuire ai poveri tutte le provviste alimentari che arrivavano: farina, pasta, zucchero etc. La sua azione andò in contrasto con quella dell’amministrazione comunale ed è stato ufficialmente riconosciuto che la sua fine fu decretata per via della sua opposizione alle speculazioni contro i granai del popolo. Venne ucciso una sera d’agosto, davanti alla sua abitazione. Significativa fu la testimonianza ai carabinieri della madre,Rosalia Tomasello, che raccontò come, subito dopo il delitto, sul posto arrivarono i “temibili pregiudicati e maffiosi Tomasello Francesco e Onofrio, dimoranti nelle vicinanze dell’abitazione del Raia, i quali con contegno cinico, senza chiedere alla Tomasello che cosa fosse successo, dissero: ‘E’ morto, possiamo andare’, allontanandosi senza neppure salutare”. I fratelli Tomasello furono denunciati come presunti autori del delitto Raja, ma assolti per insufficienza di prove al processo. Nessuno pagò la sua morte con il carcere anche se “La voce comunista” indicava i mandanti nei grossi proprietari fascisti.
Filippo Intili. Filippo Intili, segretario della Camera del Lavoro di Caccamo, dava fastidio alla mafia per la rivendicazione dell’applicazione del decreto del ministro Gullo per l’equa distribuzione del raccolto, il 60 per cento al mezzadro e il quaranta al proprietario. Inoltre era in procinto di candidarsi come capolista del Pci alle elezioni comunali del Comune di Caccamo. In contrada Margi, un monte di Caccamo, dove lavorava presso un’azienda agricola, il 7 agosto 1952, dopo che il figlio Benedetto si era avviato verso Caccamo con i muli carichi di sommacco, Filippo Intili venne ucciso e tagliato in due a colpi d’accetta dalla mafia che imperava in quegli anni nel mandamento più potente della Sicilia. Il suo corpo rimase a terra per circa 24 ore, fino all’arrivo dei carabinieri, e fu vegliato da un tale Calcara, poi fu portato al cimitero di Caccamo e seppellito nella nuda terra al posto n. 50.
Fu assassinato dai killer di don Pepppino Panzeca.Dopo l’uccisione di Intili, in paese venne divulgata la notizia che era stato assassinato perché aveva rubato delle pere. Intili fu ucciso a 51 anni. Da tempo partecipava alle proteste contadine che rivendicavano l’applicazione dei decreti Gullo e l’approvazione della legge di riforma agraria. “Aveva un forte ascendente sui contadini e la sua intelligenza politica, sostenuta dagli ottimi rapporti relazionali che teneva con la gente, irritò il capomafia don Peppino Panzeca e il sistema politico-mafioso del tempo che gli ruotava intorno, che ne decisero l’eliminazione fisica – scrive Dino Paternostro in una nota storica- Le testimonianze delle persone che lo hanno conosciuto descrivono Filippo Intili come una persona leale e umanamente pronta a venire incontro ai bisogni della gente. Si racconta che quando la Dc inviava a San Giovanni Li Greci l’autobus per prelevare gli elettori ed accompagnarli al seggio, ai comunisti che insistevano per salire sull’automezzo veniva detto di smetterla altrimenti avrebbero fatto la fine di Intili”.
Per 62 lunghi anni a Caccamo non si è mai più parlato di Filippo Intili. Solo nel 2014 Vera Pegna, che era stata consigliere comunale del Pci negli anni 60, ha voluto ricordare al sindaco di Caccamo Andrea Galbo la figura di Intili, il cui ruolo aveva messo in evidenza in un libro dai lei scritto (“Tempo di lupi e di comunisti. La storia mitica della ragazza che sfidò la mafia”). Ed è stato riscoperto il luogo del delitto, dove due anni fa è stato collocato un un cippo commemorativo. Due anni fa, su iniziativa della Cgil e in collaborazione con l’amministrazione comunale di Caccamo, il corpo di Filippo Intili è stato spostato e seppellito in una tomba dignitosa, messa a disposizione dal Comune.