Palermo 10 maggio 2017 – Lettera al prefetto della Fillea Cgil in merito alla situazione di grave crisi delle aziende della famiglia Virga sottoposte a sequestro giudiziario. Con il fallimento dell’azienda Acri, dichiarato una settimana fa dal Tribunale, i lavoratori sono stati sospesi dall’attività lavorativa dall’amministrazione giudiziario. Secondo il curatore fallimentare, in merito alla gestione del personale della Acri e degli atti necessari per tutelare gli operai, a decidere sulla sorte dei 16 dipendenti deve essere l’amministratore giudiziario.
“Esprimiamo forte preoccupazione perché in questo rimpallo di competenze i lavoratori sono in un limbo e le azioni che dovevano portare all’affitto dei rami di azienda sono in fase di stallo, con il reale pericolo che tale opportunità sfumi col passare del tempo – dichiara il segretario Filela Cgil Palermo – Abbiamo già chiesto un urgente incontro al prefetto, alla presenza del curatore fallimentare e dell’amministratore giudiziario, per affrontare i problemi occupazionali e anche di prospettiva produttiva sorti dopo il fallimento, aggravati da questa situazione di incertezza sulle competenze”.
I lavoratori della Acri, ma anche quelli alle dipendenze delle varie aziende oggetto del sequestro, vantano mediamente cinque mensilità arretrate e devono percepire il pagamento da parte dell’Inps di un lungo periodo di cassa integrazione.
Il fallimento ha per il momento interrotto il percorso di conferimento in affitto delle attività della società Acri, reputata l’unica opportunità per garantire la continuità produttiva e occupazionale dei lavoratori dell’Acri e delle altre società che svolgono attività complementari. I lavoratori dell’Acri hanno ricevuto da parte dell’amministratore una lettera di sospensione dalle attività lavorative e il curatore fallimentare a oggi non ha provveduto a svolgere le relative pratiche amministrative per consentire ai lavoratori di percepire il sostegno al reddito.
“I lavoratori vivono una condizione di assoluta precarietà rispetto alla prospettiva occupazionale e per la mancanza di reddito – aggiunge Piastra – Tale situazione ha determinato una forte tensione e frustrazione dei lavoratori che si vedono negato il diritto alla retribuzione e al sostegno al reddito”.