Il Cdm fissa la data per i due quesiti proposti dalla Cgil. La decisione arriva a 46 giorni dal via libera della Consulta. Baseotto: “Insensato non fare l’election day, ma ora abbiamo comunque un traguardo e penseremo a quello con determinazione”.
Il Consiglio dei ministri ha fissato la data dei referendum proposti dalla Cgil su appalti e voucher lavoro: si vota domenica 28 maggio. “Il Cdm – riferisce Palazzo Chigi nel comunicato finale della riunione dell’esecutivo – ha approvato il decreto per l’indizione dei referendum popolari relativi alla ‘abrogazione di disposizioni limitative della responsabilità solidale in materia di appalti’ e alla ‘abrogazione di disposizioni sul lavoro accessorio (voucher)’. Le consultazioni referendarie si svolgeranno domenica 28 maggio 2017”. La decisione del governo arriva a ben 46 giorni dal via libera della Consulta ai due quesiti presentati dal sindacato di Corso d’Italia.
“C’è la data, ed è un fatto importante perché ci consente di ragionare su un traguardo, su un appuntamento. Questo decisione ci consegna due mesi abbondanti per fare una grande campagna elettorale. E di questo dobbiamo essere coscienti, e determinati a sfruttarne l’opportunità”. Questo il primo commento del segretario organizzativo della Cgil, Nino Baseotto, ai microfoni di RadioArticolo1.
“Non possiamo più tergiversare – ha continuato Baseotto – ora bisogna lavorare su questa data. L’organizzazione tutta ha in mente un solo giorno, che è domenica 28 maggio. Poi, personalmente sottolineo l’insensatezza di questa decisione. Perché in un periodo di crisi come quello che sta vivendo il paese, fissare un Referendum 15 giorni prima di quando presumibilmente ci saranno le elezioni amministrative è insensato. La nostra proposta di election day avrebbe invece fatto risparmiare molte risorse e avrebbe mandato il messaggio ai cittadini che non si ha paura della loro opinione su temi importanti,come quelli del lavoro”.
“Il segretario genrale della Cgil – ha concluso Baseottto – con l’intervista di oggi a Repubblica ha detto in modo chiaro quale potrebbe esser la condizione per la quale si potrebbe evitare i referendum. Staremo a vedere.”
“Non è con un maquillage legislativo che si può pensare di risolvere il problema dei voucher. Noi ne chiediamo l’abrogazione, chiediamo la cancellazione di una forma di precarietà”. Aveva infatti affermato Susanna Camusso, in un’intervista al quotidiano romani, in cui sottolinea che per evitare il referendum i buoni lavoro dovrebbero poter essere usati “solo dalle famiglie, acquistati all’Inps e non in tabaccheria, per retribuire, infine, la prestazione occasionale e accessoria di disoccupati di lunga durata, pensionati e studenti”.
“Le aziende che utilizzano i voucher lo fanno in maniera legale. E sta proprio qui la ragione della nostra iniziativa referendaria”, spiega. “Se fossimo davanti ad un abuso non avremmo chiesto l’abrogazione, ma il contrasto e la penalizzazione dei comportamenti illeciti. Ci troviamo di fronte, invece, all’ennesima legge che permette la degradazione del lavoro, che sostituisce lavoro ordinario e contrattato con i voucher, l’ultimo gradino della precarietà”.
“I voucher, come gli appalti, sono diventati il simbolo questo progressivo degrado del lavoro. Le persone hanno ben colto la contraddizione tra ciò che veniva raccontato e ciò che realmente accadeva e accade. Per questo sono convinta che il quorum si raggiungerà”. “Il referendum può essere annullato – ha concluso Camusso – solo se interviene una legge che colga lo spirito della richiesta del comitato promotore, sia per i voucher sia sulla responsabilità solidale delle imprese”.