Amianto, la strage invisibile. La Cgil il 7 luglio al teatro Santa Cecilia. La denuncia affidata a un dibattito e a un dramma teatrale
Palermo 30 giugno 2017 – Per morire di amianto basta una scaglia di eternit più sottile1.300 volte di un capello. Fino al 2008 in Sicilia morivano di mesotelioma una media di circa 100 lavoratori l’anno. Una media che rischia di aumentare per il periodo lungo di latenza della malattia di 35-40 anni e per la carenza di interventi di bonifica. Il problema dell’amianto riguarda tutti, non solo il mondo del lavoro. Nonostante sia fuori legge dal 1992, l’amianto si trova ancora sui tetti delle case, delle aziende, delle scuole, nei tubi dell’acqua, nei pavimenti in linoleum. Le polveri nocive respirate quando una fibra si spezza causano gravi patologie, la più aggressiva è il mesotelioma pleurico, tumore dal quale non si può guarire. Oggi la preoccupazione è che il picco dei decessi degli operai, soprattutto edili e metalmeccanici, i più esposti, debba ancora venire.
La Cgil Palermo, venerdì 7 luglio al Real Teatro Santa Cecilia, dalle 16 alle 20,30 davanti a un pubblico composto per metà da lavoratori, accende i fari sui rischi dell’amianto. Una denuncia in due momenti, un dibattito e una conclusione affidata alla rappresentazione del dramma teatrale Eternity. L’iniziativa è nata proprio dall’incontro tra due ex operai metalmeccanici, Turi Occhipinti e Gaetano Scollo, dall’associazione culturale La Compagnia Prese Fuoco e da Sentieriblei, e la Fiom e la Cgil di Palermo, che hanno creato le basi per un lavoro comune tra sindacato e teatro.
“Amianto, la strage invisibile”, è il titolo della discussione a più voci, con inizio alle 16, che precede lo spettacolo e che sarà coordinata dal giornalista Antonio Fraschilla. La volontà della Cgil è di sensibilizzare sui pericoli per la salute e l’ambiente derivanti dall’esposizione alle fibre di amianto, al fine di aumentare la consapevolezza sul fenomeno e sugli strumenti esistenti per ridurre e prevenirne i rischi. Un modo, per riaccendere la discussione sul tema a Palermo, città che da tre anni per il rischio amianto vive senza il Parco Cassarà, chiuso dal 16 aprile 2014.
Alle 19,30 lo spettacolo teatrale “Eternity”, l’amianto tra il dramma e il teatro per la regia di Claudia Puglisi, con Filippo Luna e Silvia Scuderi. dopo la sua presentazione a Ragusa sarà per la prima volta messo in scena a Palermo. Uno spettacolo che nasce dall’idea di due operai in pensione, Turi Occhipinti e Gaetano Scollo, che hanno deciso di utilizzare l’arte come canale di denuncia.
Durante il dibattito, che incrocia l’interesse di diverse categorie della Cgil, edili, metalmeccanici, elettrici, pensionati, funzione pubblica, scuola, si farà il punto anche sull’urgenza delle operazioni di bonifica e smaltimento, sugli interventi messi in atto dalle istituzioni e dalle forze in campo per il contrasto e la prevenzione, sulla mappatura del rischio.
Ci saranno le testimonianze di chi ha lavorato in aziende a stretto contatto con l’amianto, come Ottavio Terranova, pensionato, ex operaio del Cantiere Navale e Giuseppe La Bua, lavoratore della centrale Enel di Termini Imerese. E durante il dibattito, intervistati dal giornalista Antonio Fraschilla, si alterneranno Aldo Jacona, Asp 6 Palermo, l’avvocato Fabio Lanfranca, legale di parte civile, Maurizio Marcelli, della Fiom nazionale, Giuseppe Guarcello, dell’Inca Cgil Palermo, Ermira Behri, della Fillea nazionale, Domenico Mirabile, della Fp Cgil medici di Palermo, il segretario generale Cgil Palermo Enzo Campo.
“Si tratta di una iniziativa di denuncia che ci consente di spezzare il silenzio sull’amianto e lanciare in città il tema della sicurezza nei posti di lavoro, riaccendendo i fari su una tra le più temute malattie professionali – spiega il segretario generale Cgil Palermo Enzo Campo – L’intento è di aprire una vertenza sociale e culturale di supporto al mondo del lavoro, in cui la nostra organizzazione diventi punto di riferimento. Con questa iniziativa diamo voce al malessere dei lavoratori usando un modo nuovo di comunicare il disagio, che fa leva sul coinvolgimento e sulla forza espressiva del mondo dell’arte e dello spettacolo. Una sperimentazione che sta dando i suoi frutti. Proseguiremo mettendo in campo altre iniziative a tutela dei lavoratori esposti all’amianto e per dare sempre più rappresentanza al diritto alla salute”. “E’ fondamentale fare un’opera di informazione continua sui pericoli dell’esposizione all’amianto e sulla asbestosi, malattia dalla quale non si può guarire – dice Francesco Foti, della Fiom Cgil Palermo – Vogliamo creare un comitato permanente con le istituzioni che abbia il compito della denunciare dell’amianto ancora diffuso in città, nelle scuole, negli ospedali, nelle fabbriche, tra i rifiuti abbandonati, dove giocano i bambini. Al Cantiere Navale le bonifiche sono in corso, le ultime sono state avviate due anni fa, grazie alle denunce fatte dalla Fiom. Ma nei posti di lavoro ancora le denunce sono troppo poche: è un fenomeno che stenta ad essere scoperchiato”.
Le testimonianze –
Ottavio Terranova, presidente dell’Anpi, è stato saldatore elettrico ai Cantieri Navali. L’amianto, nel suo posto di lavoro, negli anni Cinquanta e Sessanta, era dovunque. Oggi Terranova, ex segretario della Fiom di Palermo, soffre di problemi respiratori. Racconterà come funzionava l’organizzazione del lavoro quando il Cantiere Navale dava occupazione a 10-12 mila operai e c’erano navi da costruire e petroliere da consegnare in tempi rapidissimi. “Un lavoro terribile – è la sua testimonianza – nello stesso ambiente si incrociavano più mestieri e più operai e si disconosceva cosa fosse la prevenzione. Mentre io saldavo, quello accanto spruzzava amianto per coprire le pareti. Era normale, l’amianto non poteva mancare, era come l’acqua che usciva dai rubinetti. Si trovava nei capannoni delle varie officine ed era sulle navi”.
Giuseppe La Bua, 52 anni, dall’86 lavora alla centrale Enel di Termini Imerese. Gestisce la strumentazione degli impianti termo elettrici. L’impianto è del ’63: in quegli anni l’amianto era il coibente adoperato. “Quanto svitavo le valvole – racconta – le mie mani si ricoprivano di polvere bianca. Nelle tubazioni l’amianto era a vista. Con le pagnotte di amianto a quei tempi ci si giocava, ce le tiravamo. Poi è iniziata la fase della scoibentazione dell’amianto, la sua rimozione. Oggi da allora sono passati 32 anni. Tanti di noi sono andati in pensione. Io, insieme a un gruppo di 20 colleghi, abbiamo fatto causa contro l’Inps per ottenere il riconoscimento economico per l’esposizione all’amianto. Ma i giudici hanno respinto le nostre richieste senza nemmeno convocarci. A Palermo, invece, un operaio dei nostri, con gli stessi anni di lavoro e le stesse carte in mano, ha vinto. Noi abbiamo ormai rinunciato al ricorso, costava troppo”.
Turi Occhipinti, 58 anni, e Gaetano Scollo, 62 anni, sono i due ideatori del dramma teatrale Eternity, realizzato con l’associazione culturale La Compagnia Prese Fuoco e da Sentieriblei. Entrambi hanno lavorato alla Almer di Ragusa, ora Metra, un’industria che impiegava 300 lavoratori dove si realizzavano i profili di alluminio. Dal 2012 sono entrambi in pensione. “Abbiamo deciso di rivolgerci all’arte perché i tempi dei ricorsi sono troppi lunghi. Era importante trovare subito un canale di denuncia – spiega Occhipinti – Per tanti anni siamo stati a contatto con l’amianto. Nel processo lavorativo il materiale su cui poggiavamo i profili, che uscivano a temperature elevate, era l’amianto. Allora si viveva immersi in un abisso di ignoranza. Nel ’96, un nostro collega, Peppino Criscione, al quale vogliamo dedicare la nostra opera teatrale, iniziò a sensibilizzarci sui rischi connessi all’amianto. Io ero componente del consiglio di fabbrica. E così cominciammo ad attuare le procedure presso Inps e Inail. Nel 2008 arrivarono le prime sentenze favorevoli”.