Palermo 18 ottobre 2024 – Domani presso il cantiere di via Ugo La Malfa, 163, alle ore 9 sarà ricordato Giovanni Gnoffo, l’operaio edile morto il 19 ottobre di un anno fa, mentre era impegnato nei lavori per la costruzione di un supermercato della Lidl. Parteciperanno la Fillea Cgil Palermo, la vedova Monica Garofalo, i figli, i familiari, i parenti di altre vittime sul lavoro.
“Per noi è un impegno importante, per dare continuità alle nostre iniziative a sostegno delle famiglie – dichiara il segretario generale Fillea Cgil Palermo Piero Ceraulo – Il cantiere è ancora sotto sequestro, siamo ancora in attesa di conoscere cosa è accaduto quel giorno e le responsabilità. Sei mesi fa abbiamo organizzato in questo stesso posto un sit-in di denuncia, per chiedere giustizia e per capire come il braccio meccanico di una gru possa essersi spezzato come un giocattolo, precipitando addosso all’operaio che era sotto. Dopo un anno torniamo per stringerci ai familiari e continuare la nostra battaglia per la sicurezza sul lavoro”.
“Giustizia per Giovanni Gnoffo morto sul lavoro 19 ottobre 2023”: è quello che attendono anche i familiari. Monica Garofalo, la vedova di Giovanni Gnoffo, ha scritto questa frase nei lenzuoli che ha appeso sui ponti di via Belgio, viale Lazio, viale delle Scienze, a Carini e all’entrata dell’aeroporto.
“Il dolore e lo sconforto sono uguali ma forse finalmente siamo più vicini alla verità. L’ingegnere nominato dal Tribunale dovrebbe depositare entro fine mese la perizia. E potrà iniziare il processo – dice Monica Garofalo, mamma di due figlie di 19 e 17 anni e di un bimbo di 6 anni – Fin quando non si concluderanno le indagini, non potrò soddisfare il desiderio di mio marito, che una volta stranamente mi aveva detto che voleva essere cremato e non sepolto. Non posso ancora disporre della sua salma, che si trova al cimitero di Sant’Orsola, come lui non avrebbe voluto”.
“Forse potrò sapere perché quel maledetto braccio dell’autopompa del calcestruzzo si è spezzato, se l’ambulanza è arrivata dopo 5 minuti ed è stato tutto un battito di ciglio. Io voglio sapere se c’è un colpevole, se è vero che il macchinario era stata al lavoro il giorno prima in un altro cantiere, se è vero che era difettoso, come dice qualcuno. Voglio sapere se i soccorsi hanno fatto il possibile, se mio marito si poteva salvare, se si poteva fare qualcosa che non è stato fatto. Ho tante domande, non ho ancora nessuna certezza”.
Monica Garofalo racconta anche che l’aiuto della Fillea è stato per lei fondamentale. “Senza di loro sarei ferma a quel giorno, al punto di partenza – dice la vedova Gnoffo – Fino a marzo nessuno mi ha cercata. A Natale con i miei nipoti ho iniziato a mettere i primi cartelli sui ponti, che continuamente vado a stringere, se cedono, o a cambiare, quando si rovinano. Poi una domenica mattina ho scritto alla Fillea perché ero disperata. Un messaggio. Stavo per scrivere anche una mail quando mi ha risposto Piero Ceraulo, dicendomi che mi aveva cercato anche lui e invitandomi per l’indomani. Da quel giorno la mia vita è diversa: mi sono sentita ascoltata, aiutata, sostenuta. Loro ci sono sempre”.
Con la Fillea è nato il comitato dei parenti delle vittime sul lavoro, di cui Monica Garofalo è presidente: “E’ importante questo comitato, perché dà una mano, è molto difficile dopo queste tragedie farsi aiutare – continua Monica Garofalo – Grazie al comitato, c’è chi ha potuto avere un supporto psicologo. Un altro aiuto utile è per la raccolta dei documenti: io ho passato un mese infernale a girare per uffici per ottenere tutta la documentazione per ricevere la pensione di mio marito”.